Mogu, start-up italiana
Da tempo i progettisti si chiedono quale materiale utilizzare per costruire in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale. Diverse e innovative soluzioni sono nate per rispondere a questa domanda, dall’utilizzo della paglia, al riuso di materiali plastici sotto altre vesti fino ad arrivare a materiali tecnologicamente avanzati con costi di produzione, in termini d’inquinamento pari a zero, promuovendo così l’economia circolare.
Mogu traduzione della parola fungo in cinese, è una start-up tutta italiana con sede a Inarzo nella Provincia di Varese, nata da Maurizio Montalti e altri partner, che dal 2015 ha iniziato la sperimentazione e la produzione di diversi materiali sostitutivi a quelli odiernamente utilizzati per le finiture nel campo dell’edilizia ed altri applicabili nel settore della moda, che alla fine del loro ciclo di vita possono essere restituiti al suolo trasformandosi in nutrienti per la crescita di nuove forme di vita.
Spiegazione dei produttori: “I materiali e le tecnologie Mogu sono basati sui funghi come costituente principale, uno dei sistemi viventi più abbondanti del pianeta.Il nostro processo produttivo impiega il micelio, il corpo vegetativo dei funghi, costituito da una fitta rete di cellule filamentose ad incastro, che si formano quando i funghi colonizzano i substrati organici. Mentre si nutre di materiali organici nutrienti, il micelio trasforma e lega le particelle separate in una materia coesiva, agendo come una colla vivente”. Questo processo permette il legare fibre differenti al quale vengono poi applicate forze a compressione così da conferirgli caratteristiche meccaniche, diverse in base agli utilizzi richiesti.
Materiale che può essere utilizzato per produrre famiglie di materiali diversi con caratteristiche tecniche e tattili uniche, a partire dalle esigenze dei clienti. Gli articoli possono, ad esempio, essere leggeri, a bassa densità, duri e resistenti, in grado di assorbire gli urti, con interessanti prestazioni ritardanti. La versatilità permette l’impiego per pavimenti, rivestimenti, tessuti e la creazione di vari oggetti oggi legati al mondo del design e dell’arte.
Novità che ci fanno immaginare un futuro più sostenibile, possibili grazie ad investitori privati dediti alla causa e ad investimenti derivanti da Horizon 2020, programma europeo per la ricerca. Adesso la speranza è che diventino accessibili a tutto il mercato dell’edilizia in tempi ragionevoli, processo che le politiche territoriali dovrebbero valorizzare e sostenere con determinazione.